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La vita in montagna al Rifugio Telegrafo G.Barana sul Monte Baldo

Di Natura, rispetto e consapevolezza

  • Brenzone sul Garda
  • 14.03.2021
  • Natura e sostenibilità
Angela Trawoeger
Testo

Angela Trawoeger

Ideatrice, fotografa e content manager

La Montagna ha da sempre bisogno dell’uomo, e noi abbiamo sempre più bisogno di lei. La Montagna sa darci tanto e in cambio chiede solo rispetto. Rispettare la Montagna significa conoscerla e frequentarla consapevolmente. Significa prepararsi e informarsi. Significa partire da casa con il cuore aperto pronto ad ascoltare.

Andare per monti con consapevolezza è anche un fatto di cultura. Servono scelte più coraggiose da parte di tutti per la tutela dell’ambiente e per la sostenibilità. Quando torneremo ad ascoltare la Natura, lei tornerà a far parte di noi e riusciremo a rispettarla davvero. Ci viene data un’occasione di crescita e sarebbe un peccato non saperla cogliere.

Cosa significa Montagna e com’è oggi la vita lassù? Cosa vuol dire gestire un rifugio e quali sono le difficoltà di questi tempi moderni?

Ne parlo con Alessandro Tenca, laureato in Scienze Naturali, Guida Ambientale Escursionistica di equipENatura, volontario del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico della stazione di Verona e dal 2013 gestore del Rifugio Telegrafo G.Barana sul Monte Baldo.

Ciao Alessandro, parlaci di te. Chi sei e cosa fai?

Ciao! Sarò diretto e conciso, come si addice ad uno operativo in alta quota. 38 anni compiuti, presto 39 (anche se l’anno dei 38 l’ho vissuto poco, almeno non come volevo… ma chi non la pensa così di quest’ultimo anno di pandemia!?), gestore di una “capanna alpina”, ma, soprattutto, Naturalista e Guida Ambientale Escursionistica; padre di due “boci” di 7 e 4 anni.

Da oltre 10 anni mi impegno quotidianamente per promuovere un turismo naturalistico, il più possibile sostenibile, nella zona del Monte Baldo e del Lago di Garda. La strada è ancora lunga. Ed erta!

Raccontaci del rifugio Telegrafo. Da quando lo gestisci, con chi e come va?

Il Telegrafo è un rifugio con la R maiuscola, il più in quota del Monte Baldo.

Lo gestisco dal giugno 2013 insieme ad un team di fidati collaboratori e colleghi Guide Naturalistiche di equipENatura.

Otto stagioni già passate in quota e, se non fosse perché nel frattempo i figli sono cresciuti a bomba, ti direi che questi anni sono volati. Sono volati anche a causa delle tante sfide che ogni anno si presentano e che rendono il nostro lavoro veramente complicato ed imprevedibile. È impossibile pianificare tutto o porsi date di scadenza per raggiungere importanti obiettivi, occorre sapere accettare ciò che arriva come abbiamo imparato a fare in tanti nell’ultimo anno!

Anche se in quota sembra non poter esserci spazio per le preoccupazioni questi anni di gestione del rifugio sono stati obiettivamente complicati. Ci sono stati disguidi “naturali” come i 3 incidenti da fulmine che abbiamo subìto in 8 anni, i danni della tempesta Vaia, fino alla difficile convivenza con le limitazioni di questa pandemia. E se non bastasse ci sono anche intoppi “amministrativi”; dal 2013 infatti tutto il sistema Baldo è in attesa di un rilancio della sua porzione meridionale e di una promozione calibrata a carattere naturalistico-ambientale sostenibile.

Nonostante le difficoltà è un posto fantastico, nel pieno di una dimensione propriamente alpina, circondato da circhi glaciali e pareti di roccia, che sa regalare panorami da urlo, con tramonti sul Garda che riempiono di significato ogni giornata passata quassù.

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© Rifugio Telegrafo

Partner

olivia
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Com’è la vita di un rifugista sul Monte Baldo?

Quello del rifugista non è un lavoro semplice. I sacrifici e le rinunce – anche in famiglia – vengono affrontati con la forza della passione che muove chiunque intraprenda questa carriera.

Tuttavia farlo sul Baldo – specie in questi anni – mi espone a difficoltà importanti ancora non ripagate dalle giuste soddisfazioni professionali. Quando non si è consapevoli della ricchezza del Paesaggio, la gestione del Territorio è maldestra e inadeguata, in particolar modo dal punto di vista turistico.
E il sistema Baldo-Garda ne soffre; un rifugio di alta montagna ancora di più!

Spero di avere il tempo e la forza di raccogliere le giuste soddisfazioni negli anni a venire auspicando che pian piano le cose cambino. 


Parlaci un po’ della logistica e di com’è la giornata tipo in rifugio.

I rifornimenti al Rifugio Telegrafo arrivano con la teleferica e anche i gestori non possono prescindere da un avvicinamento a piedi.

Durante la settimana l’afflusso è piuttosto ridotto e la giornata comincia ad orari variabili per preparare la colazione ai clienti o per, più semplicemente, iniziare la quotidiana routine.

Le attività sono tantissime: gestire i rifornimenti, impastare gnocchi o dolci, sistemare le camere o altri locali del rifugio, occuparsi di tratti di sentiero, raccogliere le prenotazioni e curare i canali di comunicazione, oggi fondamentali.

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© Rifugio Telegrafo

Nel fine settimana tutto si complica: diciamo che non c’è molto tempo per guardare il panorama!

Cos’è un rifugio di montagna?

Un rifugio di montagna è il luogo dell’essenza. Il rifugio è un’occasione per vivere l’esperienza della rinuncia e per ridimensionarsi. Con un piatto caldo, semplice e buono e quattro chiacchiere ci si ritrova con persone mai viste prima, ma che possono diventare volti da ricordare per una vita!

Cosa dai e cosa chiedi a chi viene a trovarti?

Siamo gente di Montagna che vive in quota tutti i giorni. Banalmente a chi ci viene a trovare diamo tutta la nostra esperienza: quello che riteniamo sensato, possibile e giusto dare con tutta l’energia umana empaticamente trasmissibile che in quel momento ci pervade. Sperando di averne sempre a sufficienza!

Vorrei fosse possibile farlo con meno alti e bassi: troppa gente nel fine settimana, poca dal lunedì al venerdì e per gran parte della stagione. Questa è la prima aberrazione che ci tiene lontani da uno sviluppo sostenibile del turismo in Montagna.

Lavoro per trovare la giusta formula, affinché si arrivi a rappresentare un luogo in cui cambiare sé stessi; non un luogo dove fare le cose di sempre ed essere le stesse persone incastrate nella routine della vita moderna a più bassa quota.

Cosa ci insegna la montagna?

La Montagna, ma più in generale la Natura tutta, ad ogni latitudine e altitudine, insegna l’essenza del vivere. Nel corso della storia e dell’evoluzione della nostra specie in molti sono arrivati a comprenderla. Ma oggi, se consideriamo i tempi e il livello di sviluppo in cui ci troviamo, l’essenza del vivere rimane un concetto sfuocato per molti: è questo il vero paradosso!

La montagna è di tutti?

Io sono un Naturalista e tifo per la biodiversità: ognuno ha il diritto di godere di questo ambiente spettacolare. Concettualmente la Montagna, ma anche il Pianeta intero, sono per tutti, a disposizione di tutti!

La montagna sa regalare mille emozioni, mille luoghi, mille dove, mille come. Difficile che qualcuno non riesca a trovare un angolo, un posto in montagna dove non poter ascoltare meglio sé stesso.

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Croce di vetta a Punta Telegrafo – © Angela Trawoeger

L’importante però è essere consapevoli che la montagna è un ambiente molto diverso da quello in cui siamo abituati a muoverci e che richiede codici di comportamento adeguati.

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Si tratta di un contesto tanto bello, quanto severo: proprio per questo va rispettato e tutelato. Niente ti viene regalato.

Non sempre questi luoghi coincidono con una vetta, una via, un rifugio. Noi cerchiamo di fare in modo che il Telegrafo sia un valido appoggio per chi cerca questo tipo di luoghi sul Monte Baldo!

L’uomo moderno però, nelle sue scorribande turistiche, non sa leggere rapidamente e adeguatamente l’ambiente che lo circonda per adattarvicisi di conseguenza. Al contrario vuole adattare l’ambiente alle sue necessità ed abitudini quotidiane, senza cogliere ciò che un luogo nuovo può dare a un livello più intimo ed essenziale.

Pertanto, fatte queste precisazioni, penso che oggi la Montagna non sia ne per tutti, ne di tutti. Occorre fare un percorso di crescita per poterne fruire a buon diritto.

Oggi sui social si legge di tutto e la montagna sembra solo sport e turismo alla portata di tutti senza distinzione. Come è cambiata in questi anni la sua fruizione e cosa consiglieresti al neofita perché si avvicini alla montagna con rispetto e senza mettersi in pericolo?

La Montagna fa innamorare, spesso già al primo contatto. Il progresso tecnologico e la diffusione dei servizi anche in quota consentono a molta gente di penetrare episodicamente in questo tipo di ambiente. Questa è la ragione principale del successo della Montagna in quest’ultimo decennio.

Ma sono troppo pochi gli innamorati di Montagna disposti ad approcciarsi adeguatamente alla sua personalità, al suo carattere, a coglierne le sfumature e dedicarle il giusto tempo, la giusta attenzione e rispetto.

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Sentiero 654 – © Angela Trawoeger

In molti dobbiamo cambiare approccio. Occorre investire energie in Cultura. Per questo ogni neofita deve essere, in primis, disposto a voler crescere interiormente prima di raggiungere “la cima”.

Credo, purtroppo, che in molti necessitino di essere accompagnati, sia per questioni di salvaguardia dell’ambiente e della loro sicurezza, ma soprattutto per essere guidati nel cogliere l’occasione di migliorarsi.

Abbiamo una grande opportunità: imparare a vivere essenzialmente, direttamente dagli e negli ultimi ambienti non ancora devastati dalla nostra presenza. È logico, considerato il valore di questi luoghi, che questo percorso implichi un’attenzione e un impegno particolarmente elevati. Affrontabile da tanti anche in autonomia, ma da tutti con la giusta guida.

Ci sono anche delle regole di comportamento non scritte: quali sono le più importanti?

Attenzione e rispetto per i luoghi in cui ci si trova, per se stessi, per chi ci circonda. Sembrano parole banali, ma la maggior parte di chi frequenta le Montagna durante la stagione turistica non ha la minima intenzione di confrontarsi con queste sfide e purtroppo nemmeno le coglie!

La montagna ha bisogno dell’uomo ma va tutelata e rispettata. Sembra un equilibrio più difficile da mantenere oggi, è davvero così?

L’uomo può fare molto in Montagna. Sicuramente ha le capacità per gestirla con intelligenza; per portare dei benefici là dove opera. Ma di fatto gli esempi in cui tutto ciò accade sono veramente pochi, troppo pochi!

Bisogna ritarare i modelli e gli obiettivi della nostra presenza in Montagna, infondere più Cultura e pretendere, a gran voce, atteggiamenti composti e di particolare attenzione e rispetto di questo Ambiente.

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Sentiero 658 – © Angela Trawoeger

Qual è il futuro della montagna?

Occorre un cambio di rotta. Deciso, importante, coraggioso! Più essenza, più sostenibilità. Continuando così andremo a sbattere!

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